Lucia era una ragazzina che viveva con la sua numerosissima famiglia, nella piccola città di Walnut Grove. Era minuta, dolce e gentile. Aveva dei brillanti occhi color nocciola, i lunghi capelli castani e una piccola bocca dalle labbra rosee. Lucia aveva cinque sorelle e due fratelli maggiori. Tutti lavoravano e non si occupavano di lei; forse per questo aveva sviluppato una fervida fantasia e, chiusa nella sua cameretta, inventava storie con personaggi fantastici. Aveva fortunatamente due grandi amiche: Anna e Cecilia. Anna era una bambina esile, delicata e generosa, con due occhi marroncini e i capelli come i raggi del sole. Cecilia era molto vivace, sempre allegra ed energica, si arrabbiava contro ogni ingiustizia e avrebbe fatto di tutto per difendere la sua famiglia e le sue amiche. Gli abitanti di Walnut Grove, stavano vivendo un triste periodo: c’era una carestia e si stava diffondendo una brutta malattia.
Molti dei fratelli di Lucia stavano male e i genitori, per la loro età, non potevano lavorare i campi, così lei si impegnava per aiutare la famiglia. Nei rari momenti liberi si recava al laghetto del suo giardino con le sua amiche. Quel luogo era adatto per scacciare via i brutti pensieri e per giocare. Era un laghetto luccicante, con l’acqua più limpida del paese. Sul bordo si ergeva un imponente salice piangente, dal quale pendeva un’ altalena. Le tre amiche si divertivano a giocare con l’acqua, a pescare, ad acchiappare le rane e a volare sull’altalena. Un giorno, quel posto sempre pieno di felicità, fu purtroppo immerso nella malinconia; la
malattia si diffondeva sempre di più, attaccando tutte le persone possibili, come la madre di Cecilia e i tre fratelli di Anna.
Quel giorno c’era un silenzio di tomba, le tre amiche non riuscivano ad aprire bocca ed erano timorose nel pensare a quel che sarebbe accaduto. Ad un tratto vennero attirate, come per magia, verso il laghetto; si specchiarono e videro alberi giganti, surreali che pendevano dalla superficie dell’acqua. Era una cosa che non si vedeva tutti i giorni, così decisero di immergersi in quel mondo alla rovescia e persero conoscenza. Dopo qualche minuto vennero risvegliate da un vento freddo, ma allo stesso tempo, caldo. C’era una pesante nebbia che ricopriva tutti quei maestosi alberi, non si riusciva bene a distinguere che clima ci fosse o che periodo dell’anno potesse essere, ma soprattutto: dov’erano finite? Si avventurarono in quella foresta sconosciuta, finché Anna scorse una luce fioca che scendeva dal cielo, lieve come un fiocco di neve: era un fantastico cavallo bianco immacolato, che avanzava silenzioso verso di loro. Quando si posò a terra, le tre amiche riuscirono a malapena ad ammirare il suo manto, che quasi le accecava e le sue ali, che davano un senso di sicurezza e forza. Il cavallo si chiamava Biancomanto ed era il capo dell’esercito di questo paese fantastico e raccontò alle bambine che anche il suo popolo stava vivendo un tragico momento in quanto era attaccato dal terribile Re Giacomo, un uomo avaro ed egoista, che voleva impossessarsi di questo territorio dove le bellissime creature che lo abitavano vivevano felici e pacifiche. Giacomo aveva una cinquantina d’anni, ma ne dimostrava di più, il suo volto era deforme con grosse sopracciglia aggrottate , gli occhi verdi erano quasi nascosti dalle rughe della fronte e i suoi capelli biondi erano corti e ispidi; lo caratterizzavano una gobbetta sulla schiena e il passo zoppicante; in poche parole un uomo orribile. Le tre bambine si fidarono ciecamente del racconto di Biancomanto e lo seguirono fino ad un accampamento con delle tende indiane bellissime. Videro animali e persone fantastiche: c’erano elfi alati, nani, qualche gigante e delle creature stranissime come farfalle enormi, leoni con la testa d’uomo, …
Erano tutti decisi, pronti a combattere, non per loro stessi, ma per la salvezza del popolo. Le tre amiche che appena arrivate ad Acus si sentivano agnellini, ora erano leonesse coraggiosissime. Cecilia chiese, giustamente, come mai erano state chiamate in quel luogo proprio loro; Biancomanto rispose che tutte loro avrebbero dovuto imparare una lezione da raccontare ai loro cari. Cecilia, Anna e Lucia vennero accolte molto bene, mangiarono uova a colazione, carne a pranzo e verdure a cena, dei pasti che la gente come loro si poteva permettere col lavoro di una settimana; si fecero molti amici da cui impararono tante cose del paese. Qualche giorno più tardi iniziarono gli attacchi dell’esercito di Re Giacomo; il suo esercito era formato da troll enormi, uomini e animali mostruosi. Gli Acusiani erano in numero minore rispetto agli altri, ma tanto valorosi da riportare subito una vittoria.
Non si capiva come però Re Giacomo riusciva ad aumentare continuamente il numero di quei mostri.
Per questo la battaglia durò diversi mesi e intanto Cecilia, Anna e Lucia capirono come attaccare e come difendersi. Cecilia aveva imparato a cavalcare, così le venne donato un meraviglioso cavallo dal manto nero lucido, con una macchia bianca sul muso; era il cavallo più veloce di Acus, e si chiamava Last. Anna, avendo una voce squillante, fu nominata comandante di una parte della cavalleria. Lucia imparò ad usare l’arco e aveva una mira eccezionale. Per la battaglia decisiva vennero chiamate anche loro a combattere ,oltre a gran parte delle creature. I due regni erano schierati uno davanti all’altro e parve trascorresse un tempo eterno prima che si scontrassero nella mischia. Erano tutti concentrati sugli avversari; ci saranno state migliaia di creature, ma comunque regnava un silenzio spettrale. La battaglia partì all’improvviso. All’inizio gli Acusiani ebbero la meglio, ma Re Giacomo dimostrò una forza disumana che incoraggiò il suo esercito; gettavano massi enormi e ai mostri colava la bava dalla rabbia. Gli Acusiani erano sfiniti e stavano per essere schiacciati dai nemici, quando le tre bambine vennero riempite di forza e scagliarono contro Re Giacomo tre frecce, conficcandole sulla sua fronte. Giacomo cadde a terra con un tonfo che sembrava di un bue. I nemici intimoriti vennero sterminati dalla popolazione fantastica, che vinse con gioia. Quando le tre bambine tornarono a casa loro, Walnut Grove, trovarono una situazione completamente cambiata, la malattia era scomparsa e le persone sorridevano di nuovo. Fu come se la battaglia da loro combattuta in quel mondo fantastico avesse vinto anche la sofferenza della loro terra, nella quale non si sa come, d’incanto erano ripiombate. Le tre amiche impararono che non bisogna aver paura contro i grandi pericoli, ma affrontarli con coraggio e senza arrendersi per aiutare le persone care.
Maria Teresa