La recente lettera aperta dello scrittore Jonathan Bazzi, pubblicata lo scorso 1 marzo dal “Corriere della Sera”, è solo l’ultima, eclatante testimonianza del ruolo decisivo interpretato dai social e dalla tecnologia digitale in genere nel ridefinire strutturalmente le nostre relazioni. Pur senza giungere a certi estremi, molti di noi potrebbero riconoscersi nella condizione di “isolamento digitalmente affollato” (più o meno scelto o subito). Un “rifugiarsi”, cioè, in territori confortevoli, rassicuranti, noti: spazi virtuali che ci promettono di lasciarsi dominare e controllare da noi. Ed un ripiegamento su sé e sulla ricerca della propria felicità individuale che, sempre per citare Bazzi, “lascia fuori il troppo grande e il troppo complicato” della realtà, con tutto il carico di misteriosa imprevedibilità che essa porta con sé.
Considerazioni, queste, che si fanno particolarmente acute quando si guarda all’età adolescenziale, per definizione luogo esistenziale di “crisi” e di ricerca di sé, di rischio e di slancio verso il mondo. L’adolescenza è il momento dell’apertura alla relazione: è in questa fase di vita che si impara, tipicamente, a dire con crescente consapevolezza il proprio “io” in un continuo paragone con gli altri e con il tutto.
Che impatto ha su questa dinamica lo “slittamento online” della vita?Cosa significa essere adolescenti in un mondo sempre più interconnesso, in cui la propria immagine e la presenza dell’altro si misurano attraverso lo schermo? È ancora possibile per un adolescente, oggi, relazionarsi serenamente con la corporeità propria ed altrui? Quali sono i confini tra ciò che è pubblico, privato, intimo? Che significato assumono parole come relazione, amore, amicizia, sessualità?
Sono, queste, alcune delle domande che ci accompagneranno nella serata del 10 aprile.